Il silo – tra i più grandi d’Europa: alto 30 m e capace di 450mila quintali di stoccaggio – è stato realizzato – come il coevo silo di Gravina in Puglia, oggi in gran parte perduto – in sostituzione delle tradizionali ‘fosse granarie’, ove il grano era conservato per interramento: una sostituzione resasi necessaria per l’innalzamento della falda acquifera. Il legame dell’edificio con il sistema tradizionale è esplicito nell’articolazione interna del silo e nella suddivisione delle parti a deposito. Esso è infatti composto da circa 600 celle in cemento armato, di dimensioni variabili, deputate alla conservazione del grano di enti, consorzi di piccoli e medi agricoltori o singoli proprietari. Il sistema prima sotterraneo viene qui trasferito in elevazione, con i vantaggi dell’industrializzazione: nel silo, era possibile ventilare il grano, selezionare le semenze, caricare e scaricare le celle, pesare e insaccare il grano, in modo meccanico.